Nel teatro leggero, nell’avanspettacolo, il tormentone è lo strumento micidiale, di grande mestiere, con cui il comico con l’aiuto della spalla, fa scattare l’applauso e, soprattutto, scatena le risate del pubblico, che lo aspetta con ansia, per liberare la propria voglia di vivere. È la ripetizione ossessiva di una battuta, magari di un nome volutamente storpiato (vedi l’irraggiungibile Totò), di una parola che è poi entrata nel linguaggio comune (vedi il “vieni avanti cretino” dei fratelli De Rege-Walter Chiari Carlo Campanini, l'”eqquequà” di Peppino, e il “soprassediamo” di Franco e Ciccio) e, andando ai tempi più grevi di oggi, il “fatti li cazzi tua” del Razzi del prevedibile juke box della verve crozzesca.
Anche in fatto di teatro, e di tormentoni, la Piccola Città non ha niente da invidiare alle migliori compagnie di giro. Con l’amico Francesco, a differenza dell’altro comune amico Roberto, che ama passeggiare all’alba fra i venti del lungomare, abbiamo scelto di fare quattro passi fra le pagine ingiallite della stampa locale di mezzo secolo fa, e qualche anno di più. Da discreta spalla, mentre il comico sfoglia “Il Messaggero”, lancio il tormentone, i tormentoni. Dalla valigia dei sogni, che si apre sulle minuscole lettere degli articoli, viene fuori un vasto campionario, per certi versi sorprendente, perché le battute sono sempre le stesse: il tempo si è fermato. L’effetto comico resiste. Così il 19 gennaio 1958, San Mario, si può leggere a lettere cubitali: “Sarà prolungata fino a Tarquinia l’autostrada Roma-Civitavecchia”. Un annuncio che apriva nuovi orizzonti, che sembravano a porta di mano, anche se il distico frenava un po’: “Tuttavia il progetto di massima già redatto dall’ANAS deve essere ancora perfezionato nei piani di dettaglio ed i lavori potranno avere inizio soltanto verso la fine del 1962”. Dunque il 1962, che fanno 52 anni giusti dal tentativo dei giorni nostri di portare a compimento l’impresa, fra l’andamento a singhiozzo dei cantieri, e le scampagnate del club del No. Già sotto il solleone del 1957 era in voga un’altra battuta a effetto, un nuovo tormentone, inossidabile. L’apertura della pagina locale del “Messaggero” del 12 agosto riporta: “La soluzione del problema idrico cittadino è legata al rifacimento della rete di distribuzione. Motivi di carattere vario hanno fatto sì che gradualmente si stabilizzasse una situazione apparentemente normale, ma in effetti deficitaria. Un importante elemento: la comprensione della popolazione interessata”. E, sabato 17 agosto 1957, aprendo il giornale in attesa di un barba e capelli, di una granita, si poteva leggere: “La città ha sete. Risolvere con urgenza il problema dell’acqua”. Nell’agosto del prossimo anno fanno quasi sessant’anni, di sete e di autobotti, sarà però da valutare se “la comprensione della popolazione interessata”, che nel frattempo è di molto cresciuta nel numero, sarà rimasta la stessa. Le agenzie di scommesse hanno da tempo sospeso ogni quotazione. E questo anche per la monnezza. Il tormentone dei tormentoni. “Il servizio di nettezza urbana inadeguato alle necessità cittadine”. È la scoperta del “Messaggero” del 27 agosto 1957. Dove il termine “inadeguato” fotografava una situazione ancora sostenibile e risolvibile, in tempi in cui i rifiuti erano raccolti dai netturbini col sacco fuori dai portoni e dalle porte di casa, e la gran parte delle famiglie aveva ben poco da scartare. Intanto si continuava a parlare delle Terme, ormai a portata di mano. 20 agosto 1957: “Ripreso in esame un progetto finanziario per lo sfruttamento delle sorgenti termali”. E ancora: “È necessario sistemare le Terme taurine ora che i turisti sono sempre più numerosi”(?!). E di nuovo: “Stabilimento sperimentale comunale per la valorizzazione delle “Terme” “. Bei tempi, in cui sembrava imminente la costruzione della sede comunale: “Molti progetti per l’utilizzazione del vecchio palazzetto della ex GIL. I locali dell’attuale sede del Comune, quando verrà ricostruita la Civica Residenza, potrebbero venire usati per un asilo infantile e per la biblioteca pubblica”, ma la spalla lanciava al comico il tormentone dei tormentoni: “Aperta la crisi in consiglio comunale. Il Sindaco e la Giunta rassegnano le dimissioni”. È il sindaco Felice Pascucci a essere stato messo in minoranza. La battuta non era nuovissima, sarà ripetuta con successo negli anni; arrivò il commissario prefettizio Calenda, molti suoi colleghi verranno a prendere il sole nella Piccola Città, e tanti sindaci saranno presi a calci nel sedere da chi li aveva sostenuti. Impensabili, anche nel repertorio più innovativo dei tormentoni, la madonna del TAR e il ballottaggio prossimo venturo. Ma qui si sconfina nel tragicomico.