Scazzafuire, scazzafruire (?) è un verbo che ricordo a orecchio, forse sbagliando l’esatta trascrizione, che sentivo pronunciare con impeto tutto femminile da qualche mamma, nonna di terza strada: “ma nd’annate scazzafruienno, nun ve basta! A te, si te pjo, te do’ puro er resto!”. Un termine dichiaratamente napoletano, campano con buona pace dell’inchiesta TRC sulla composizione della popolazione della Piccola Città, che non fa che confermare come la medesima sia da sempre un’enclave della Campania Felix, negli usi e costumi, nel bene e nel male.
E questa frase, perentoria, me la sono sentita arrivare fra capo e collo nel passaggio del posto di frontiera della Baccelli, presidiato dal folto gruppo bar giacomini 24h su 24. ” ‘A Serà, ma questi che vanno a cercà Maria pe Roma? Ma indove vanno scazzafruienno? Ma nun gne basta de galleggià ne sta m….a?”. Ma no, che avete capito, cari, simpatici, amici? Forse sopraffatti dalle sciagure che la Vecchia vi infligge ormai da anni, non avete compreso bene. I consiglieri comunali deambulanti con il gatorade a portata di mano, guidati dal masterchef dei mercatini da due soldi e luna park con fritto misto, sono un po’ come i re magi: non stanno perdendo tempo. La Maria che cercano è quella degli eventi, per intenderci come quello immortalato dal Beato Angelico nell’Annunciazione di Cortona. È una necessità, impellente, come una bella liberazione in aperta campagna dopo una scorpiacciata di cocomero, un bisogno primario che, i suddetti consiglieri, non potevano rimandare. Così con la straordinaria inventiva stellare, dopo la zucca di cenerentola che diventa carrozza, e la centrale di Fiumaretta che per magia si trasforma in hotel a cinque stelle con piscina e mega store, il gourmet si è inventato questo reality: un Pechino express de noantri con qualche sfumatura, magari, di Monte Bianco. Sì, perché i consiglieri nella ricerca del luogo santo hanno dovuto seguire delle precise regole del gioco, con tempi cronometrati, penalità e premi per i più bravi. La spensierata passeggiata si è subito trasformata in una lotta senza esclusione di colpi, gomitate, qualche spinta, tentativi di cianchetta, per arrivare per primi alla tappa con i giudici USB e UGL a fare da arbitri. I confederali non hanno aderito in forma di protesta perché al famoso, fumoso tavolo delle trattative che invocano da mesi, mancano ancora le gambe, e nessuno ha il modo di andare da Ikea e comprarne quattro da 15 euro, perché, è noto, le casse comunali sono state dilapidate dai soliti noti etc. etc.. Nella ricerca della nuova area per i suddetti eventi miracolosi, le lievitazioni, le apparizioni, magari dell’arrivo di un’astronave con discesa di Ufo e incontro con gli alieni a cinque stelle e relativa famigliarizzazione, baci e abbracci, in questa ricerca, la prova più difficile è stata quella ispirata dal reality Monte Bianco. Come una scalata impervia, con il rischio di valanghe, i consiglieri si sono inerpicati sull’impossibile china dei terreni cari all’agraria fin dai tempi del legnatico, dell’abbeverata, dell’erbatico e del pascolatico, delle decime. Un gioco al massacro che ha sfinito i concorrenti alla continua ricerca di un pezzo di terra senza vincoli. Con i giudici USB e UGL sghignazzanti e sinceramente in estasi sadica, è stato giocato il jolly, l’aiutino di rito. A portare la luce è stato uno dei simpatici deambulanti, anche lui immigrato come tanti consiglieri e come il cuciniere, con l’improbabile pacchetto di calzini alla ricerca della monetina per l’improbabile caffè. È lui che, dinoccolando dinoccolando, ha guidato i concorrenti al bricchetto. Poi c’è rimasto male, a mani vuote, senza l’euro sperato, con i consiglieri concorrenti che hanno preso una rincorsa da tana libera tutti verso il traguardo e il premio finale: foto e citazioni qua qua qua nei gazzettini locali. Così il reality della Piccola Città è finito bene. Tutti felici in vista del santo natale che ci attende con le sue luminarie folgoranti, con i fiumi di porpora e la manna dal cielo. E, cari amici bar sport giacomini 24h su 24, non siate sempre i soliti disfattisti. Perchè non è vero che gli astri, le cinque stelle con il grillo bianchettato ad arte, sono diventati le meteore e tanto meno i grumi del governatore campano e quindi idealmente anche della Piccola Città campana. Ci sanno fare. È vero che il tempo dello studio è stato lungo e faticoso, ma ora cominciano a vedersi i risultati: fuochi d’artificio e bengala a ripetizione. E lasciamoli scazzafuiare, mentre le perdite d’acqua si moltiplicano, le buche diventano voragini. E che fa un po’ di monnezza e di jungla? Basta colle cassandre che parlano crisi, di miseria, di posti di lavoro che si perdono. Meglio pensare per tempo agli eventi, alle passerelle. Giusto! Questo bisogno impellente di una nuova area fa ben sperare: si parla già di un concerto di Madonna, di un Bricchetto’s day e, se proprio non venisse, è già pronto Terranova.