A pochi metri di distanza l’immagine è quella di un cantiere dove si sta lavorando, anche con una certa intensità (ci riferiamo al capannone che ospita Tankoa, e pensare che a crederci era un numero limitatissimo di persone). Ma il “Sarchiapone” non c’entra assolutamente nulla: si lavora su altri yacht da costruire e mettere in mare. Il “Sarchiapone” per chi non lo sapesse è il nomignolo col quale abbiamo ribattezzato lo scafo del P430, il megayacht dei sogni che, nelle chiacchiere iniziali dell’ex cantiere Privilege, era stato ordinato nientemeno che da Brad Pitt e Angelina Jolie.
Nel frattempo la più che famosa coppia hollywodiana si è frantumata a colpi di tribunali, avvocati e carte da bollo ma lui, il Sarchiapone, quell’enorme ammasso di acciaio lungo 130 metri e alto 40, è rimasto e rimane lì, beffardo, quasi a voler fornire perennemente l’immagine di un fallimento che ha fatto parlare l’Italia intera e non solo. Infatti, a distanza di sei mesi da un nostro precedente articolo, nulla è cambiato. Al momento, la società proprietaria, la Marine Goddess del magnate nigeriano Nidal Chazi Karameh, non ha ancora dato seguito alla richiesta dell’Autorità Portuale di rimuoverlo. A quanto pare avrebbe ottenuto una dilazione dei tempi di trasferimento, ma anche quelli sarebbero scaduti. Il problema è che la Marine Goddess vorrebbe veramente rientrare dell’ingente investimento effettuato qualche anno fa, ma non riesce a trovare il modo. Smontare lo scafo e rivendere pezzi e acciaio comporterebbe una perdita ingentissima. Completarlo in loco potrebbe essere un’opzione, ma i costi vengono giudicati eccessivi a fronte di quanto poi potrebbe fruttare la vendita di un megayacht non “fresco”, progettato quasi venti anni fa e costruito con tecnologie diverse dalle più recenti. Farlo completare in realtà dove il lavoro costa meno che in Italia, si era parlato di Grecia o Turchia, avrebbe comunque un costo ingente per il trasferimento via mare. Insomma, come la giri la giri, la cosa prende una piega complicata. Molo Vespucci potrebbe intervenire direttamente, ma correrebbe il rischio di mettere in piedi contenzioso giudiziario monstre con Karameh. Quindi, ancora una volta è il magnate nigeriano a dare le carte. La speranza è che lo faccia nel più breve tempo possibile, anche perché, come si dice dalle nostre parti, il gioco è bello quando dura poco. E quello del “Sarchiapone” ha davvero stancato.
1 Comments
giovanni
Ma se il porto dà lo sfratto a Marine Goddess del magnate nigeriano Nidal Chazi Karameh e lui fa lo gnorri noi demoliamo quella nave e vendiamo il ferro e ci riprendiamo l’area.
Ma sotto sotto c’è qualcosa di poco edificante che non può essere messo in luce